12 aprile, 2013

Guida ai reperti da frigorifero dello studente fuori sede!

Scatolame:
Ogni studente fuori sede, da qui in poi abbreviato con l’acronimo SFS, possiede nella propria dispensa un imprecisato numero di cibi conservati nelle apposite latte con linguetta. La spiegazione all’insana passione per i prodotti a lunga conservazione è che, teoricamente, non possono andare a male nel tempo necessario a finire l’università (tra gli otto e dodici anni per la triennale e cinque per la specialistica, tesi esclusa). Sebbene questo fatto sia vero e certificato da eterni fuori corso che non recepiscono più soldi dalla famiglia e si nutrono di mais dolce scondito ormai da anni, una volta aperte perdono la loro capacità di conservazione sterile ma questo l’SFS non l’ha ancora compreso.
Le scatolette di tonno, elmento principale della dieta dello studente, sono quelle del supermercato più vicino o del discount più conveniente se possiede l’abbonamento ai mezzi pubblici e può andare a fare la spesa dall'altra parte della città, ma rigorosamente di una marca sconosciuta.
Con esso condisce chili di pasta, insalate semplici o di riso, pomodori e a volte lo aggiunge al kebab che ha comprato per farsi passare la sbronza. Una volta aperte, vengono riposte ordinatamente una sull'altra nel ripiano più basso del frigo e lì vengono abbandonate al loro destino. Dopo un processo misterioso che alcuni antropologi stanno studiando per ispirare un modello che spieghi la formazione delle prime tribù preistoriche, esse si animano e si asserragliano sul fondo del, facendo comunella con i “tupperware-della-mamma” e costruendo una nuova civiltà in cui il Grande Pentolone viene adorato come Salvatore e la Spazzatura è l‘Inferno destinato ai malvagi. Grazie ai bordi taglienti dei loro coperchi, le latte da conserva sono gli elementi più insidiosi del frigo e sono responsabili del sessanta per cento degli incidenti in cucina e di numerose malattie del nuovo millennio: vanno a male nel giro di due settimane ma possono restare lo stesso nel frigo per mesi, appestando l’aria e costringendo gli SFS a munirsi di maschere anti gas per aprire lo sportello. Tuttavia gli SFS non sono in grado di fare l’associazione cibo aperto-puzza e le scatolette resteranno lì, dimenticate.

I tupperware-della-mamma:
Il sesto senso delle mamme non sbaglia mai. Gli SFS possono provare a negare fino al Giudizio Universale ma loro sanno che il proprio figliolo - o la propria figliola - nella sua città non mangia sano abbastanza, ma si nutre principalmente di noccioline da aperitivo, piadine, kebab, hamburger dei fast food, merendine delle macchinette e ovviamente pasta col tonno. Nel tentativo di ri-equilibrare la sua dieta, ogni ritorno dal paese di origine prevede una valigia ricolma di prodotti già pronti da congelare e mangiare poi lungo i mesi che gli mancano alla fine della transumanza. Ovviamente il contenuto nel tupperware è influenzato dalla regione di provenienza, per questo è stata approntata una scheda qualitativa per la valutazione dei coinquilini approvata dal Ministero della Politiche Giovanili. Gli studenti del sud sono tra i più ambiti perché vengono caricati dalle famiglie con maggiori quantitativi di cibo. La valigia dello studente fuori sede del sud (SFSS) di solito comprende: l’equivalente della produzione mensile della Mutti in comode porzioni monodose di sugo pronto che la madre prepara in un solo weekend, tre teglie di parmigiana, lasagne con besciamella (questo piatto, una volta fatto seccare al sole, viene usato per la costruzione a basso costo di case nel Terzo Mondo per la sua durezza), dieci salami piccanti, un vitello o in alternativa due maiali. Lo studente del nord (SFSN) invece prevede scorte di pane, hamburger con il formaggio già dentro,pacchi di pasta (è assolutamente inutile spiegare che si trovano anche in città, da quell’orecchio le mamme non ci sentono), i buoni pasto di papà e polpette. Tante polpette.
Le dettagliatissime istruzioni della mamma prevedono di conservare nel freezer il tutto per non farlo andare a male ma il foglietto applicato su ogni singola confezione, i tredici sms, l’email e tutte le chiamate # non aiutano l’SFS a eseguire il comando: finirà tutto nel frigo dove resterà per tutta la durata del soggiorno universitario e lo studente andrà giù al bar a mangiare pizzette riscaldate e caipiroska. Ovviamente i prodotti andranno a male ma la chiusura ermetica dei tupperware scongiurerà il rischio di una pandemia. Se sono di plastica trasparente potreste assistere al miracolo del Big Bang sulla superficie grassa delle lasagne (il CERN di Ginevra non è altro che un gigantesco tupperware preparato da una coalizione di madri siciliane laureate in fisica della salatura dell’acqua e cucina del brodo primordiale).
Lo studente più quotato in assoluto è quello campano che di solito è obbligato dai coinquilini a ritornare dalla casa materna con una tonnellata di mozzarelle di bufala. A Padova, un SFS campano è stato venduto dalla famiglia all’asta; ad aggiudicarselo sono stati una coppia di studenti di Treviso per quattrocento euro, l’esame di diritto costituzionale (un ventisette scarso) , la fornitura di un anno di merendine Kinder e Ferrero, milletrecentosettantadue scatolette di tonno e un libro di cucina nuovo di zecca.

# Esiste un algoritmo sviluppato da alcuni ricercatori italiani del MIT (Massachusetts Institute of Technology a Cambridge, USA) che permette di calcolare il numero di chiamate giornaliere in base a quattro variabili: sesso biologico del SFS, luogo di nascita della madre (nord, centro, sud), presenza di fratelli e/o sorelle, distanza in linea d’aria tra paese d’origine e sede universitaria. Questa equazione è conosciuta con il nome “i  figli so' pezzi 'e core”.



I latticini:
L’SFS medio di solito si sveglia verso mezzogiorno e fa colazione. Nonostante abbia ormai superato la maggiore età, mantenga lo stato cosciente tramite iniezioni di caffeina in endovena e i suoi coinquilini abbiano già messo sul fuoco l’acqua per la pasta (al tonno), lui mangerà una tazza di cereali e latte come faceva da bambino prima di andare a scuola. I cereali ovviamente sono molli e stantii ma è il latte l’elemento cruciale: lo studente apre il frigo e tira fuori il cartone in tetrapak - che nessuno ha ancora capito dove va buttato nella raccolta riciclata - e dopo esser stato steso da un perforante odore di stalla scoprirà che il contenuto si è ormai trasformato in un burro molto poco commestibile. L’SFS alzerà le spalle, ruberà le fette biscottate alla coinquilina fuori sede (CFS) e se lo mangerà così.
Altri prodotti caseari rintracciabili nel frigo sono le sottilette e le confezioni salva-freschezza del parmigiano. Nessuno sa bene chi mangi le sottilette tuttavia finiscono sempre nell’arco di una settimana. Il parmigiano invece finisce per essere usato per condire di tutto.
Di tutte le altre varietà di formaggio non si hanno notizie anche se è stato dimostrato che gli studenti li acquistano; molte mucche sono già andate a “Chi l’ha visto?” e girano per la Val Padana con foto di forme di formaggio e budini.
Un destino diverso attende invece gli yogurt.

Lo yogurt:
I manuali di sopravvivenza dello studente fuori sede (editi con alcune differenze strettamente politiche sia da Feltrinelli sia da Mondadori) asseriscono entrambi che non c’è niente di più pericoloso dello yogurt magro di proprietà dell’esemplare femmina di SFS. In perenne paranoia per la linea, la femmina riempie la casa di prodotti dietetici privi di sapore e costringe tutti gli altri abitanti della casa a consumarli e a non comprare cibi ipercalorici che la inducono in tentazione. Spesso, se la convivenza è tra una coppia di fidanzati fuori sede, il maschio cercherà di nascondere delle Kinder Delice dietro la lavatrice. Da nomi ispiranti come “Pesoben”, “Snellaevia” e “Magraok”, questi prodotti occupano di solito un intero ripiano del frigo, sono molto colorati e ogni etichetta riporta un gusto diverso.

La storia si può evolvere in due modi. La studentessa fuori sede magra e già con la linea perfetta lì mangerà regolarmente a colazione pranzo e cena, a merenda e come spuntino di mezzanotte. Dopo qualche tempo la pelle diventerà piuttosto bianca con pezzi di frutta in rilievo sotto pelle ma non è importante. La studentessa più robusta invece ne mangerà uno solo - il lunedì in cui ha deciso di iniziare la dieta - ma lo troverà insipido per cui dopo andrà alla ricerca delle Kinder Delice del fidanzato dietro la lavatrice e lascerà tutti gli altri vasetti accatastati nel frigo. A mangiarne qualcuno sarà il maschio di SFS che affamato e senza più merendine, cercherà di calmare la fame con essi. Li aprirà quasi tutti per cercare il gusto più buono e ma finirà solo quello al sapore di banana e curry. Gli altri, con la linguetta sollevata come un saluto militare, resteranno sull’attenti ad ammuffire fino a che qualcuno non li butterà per pura pietà, uccidendo così una popolazione di due miliardi di pesobenini che si erano riprodotti all’interno. Lo sterminio totale della specie impedirà il formarsi di una giuria per giudicare il colpevole del genocidio e l’atto rimarrà impunito.

Frutta e verdura:
Nella vita di ogni SFS arriva il momento in cui il fegato, dopo l’ennesima gara a chi beve più birra, chiede una pausa e manda per via neuronale un messaggio di aiuto al cervello in codice morse “SOS, comprare cibo fresco”. Il cervello avvierà la procedura di emergenza conosciuta come “Settimana della Salute” e il frigo si riempirà di sacchetti di insalata, carote, mele, pesche di inverno e arance d’estate (conoscere la frutta di stagione non fa parte del bagaglio culturale di un SFS medio). Dopo una settimana l’SFS riprenderà le sue vecchie abitudini e il sacchetto dell’insalata rimarrà nel cassetto delle verdure per circa un mese. Qualsiasi cosa succeda, non bisogna mai aprirlo. È necessario contattare il reparto artificieri della Polizia di Stato che invieranno sul luogo un nucleo specializzato in casi simili, che prenderanno l’ordigno e andranno a farlo detonare in un luogo isolato.

I surgelati:
Poiché i tupperware-della-mamma sono tutti in frigo ad ammuffire, nel freezer avanza molto spazio. Se si scava nel ghiaccio antartico prodotto dalla condensa è possibile trovare quindi una grande varietà di piatti surgelati. Pasta ai gamberetti, zucchine e zafferano; tortelloni della nonna al sugo di carne; petto di pollo impanato con patate; filetti di merluzzo impanati; supplì; tagliatelle ai funghi; lasagne al ragù; cordon bleu. Praticamente tutto quello che sua madre gli ha messo nella valigia, ma preparato da multinazionali senza scrupoli in qualche angolo dimenticato del pianeta. Alla fine, oltre che di pasta con il tonno, è di questo che gli SFS si nutrono quando sono a casa. Durano secoli, costano poco e sono sostanziosi - anche se non salutari - e non vanno a male.
Teoricamente.
Ma se il coinquilino fuori sede - deciso a risparmiare sulla bolletta - stacca la luce per il weekend “che tanto non c’è nessuno in casa”, il ghiaccio sciolto allagherà tutto il pavimento e l’intero contenuto del freezer (e del frigo) andrà a male simultaneamente. Questo è il segno per lo studente fuori sede dell’imminente ritorno a casa ed è grazie a eventi del genere che egli riesce a scandire il tempo e l’alternarsi delle stagioni.

La carne:
Non accettate mai, per nessun motivo al mondo, la carne offerta dall’SFS. Risale precisamente alla grigliata del 1 Maggio dell’anno scorso, quando sperando di poter mangiare un po’ di proteine a gratis le ha rubate dalle scorti comuni. Di solito hanno subito diversi maltrattamenti come continui spostamenti dal frigo al bancone, con botte di calore che hanno reso immangiabile ogni singola cellula. Probabilmente l’animale si è rincarnato direttamente in uno di quei batteri che la popolano e non aspetta altro che vendicarsi della morte subita, alla faccia del Karma e del Cerchio della Vita.

Il pesce:
Gli SFS non comprano pesce. Il pesce costa, puzza dopo tre giorni e nessuno sa cosa farne. Un po’ come il fidanzato della coinquilina, che soggiorna da quattro settimane sul divano e gioca con la playstation non sua.
E  poi ha le spine, e non c’è mamma per toglierle!




Quindi insomma.. se un SFS cerca di essere galante e vi invita a cena,ringraziate, declinate e scappate. Possibilmente non in questo stesso ordine. Davvero.
Se proprio vi piace invitatelo da voi, preparategli un panino e lui sarà felicissimo. Non lanciatevi in piatti d’alta cucina perché tanto quello che gli ha mandato su mamma sarà sempre e comunque più buono di qualsiasi cosa facciate,anche se lui non ha mai aperto nemmeno uno dei tupperware-della-mamma.


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Per altre grandi avventure con i coinquilini, consiglio a tutti loro, gli originali CdM!

2 commenti:

  1. sei un fottuto genio Guenda! Vai così :D
    Noemi!

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    Risposte
    1. Ciao Noe!
      Grazie!!Era un compito per il corso di scrittura ma mi divertiva così tanto che ho voluto renderlo pubblico!
      Mi raccomando, condividi la pagina https://www.facebook.com/egoindolente?ref=ts&fref=ts

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